Giovedì 17 ottobre | 18.00-18.30
Piazza Borsa
L’Europa è all’ennesimo bivio della sua travagliata esistenza. Con l’inflazione che torna rapidamente sotto controllo, occorre tornare a concentrare l’attenzione sulle sfide strutturali che il vecchio continente deve affrontare. La sequenza di crisi che hanno scosso la nostra economia negli scorsi tre lustri ha mostrato come crescita e resilienza possano essere garantite solo dall’interazione virtuosa tra due istituzioni intrinsecamente imperfette: Stato e mercato. Che si tratti di assorbire shocks sempre più frequenti, di garantire la fornitura di beni pubblici globali come la salute e l’istruzione, di mettere in campo politiche industriali e investimenti per le transizioni ecologica e digitale, sembra finito il lungo periodo in cui era convinzione diffusa che l’efficienza dei mercati richiedesse uno “Stato minimo”. Questa rivalutazione del ruolo dello Stato nell’accompagnare, sostenere, orientare e a volte anche contrastare i mercati, apre un dibattito sulla riforma delle istituzioni europee, che non può e non deve essere minimalista. Il Patto di stabilità, le politiche della concorrenza, lo statuto della Bce, sono state pensate negli anni Novanta per ridurre al massimo l’intervento dello Stato nell’economia, e sono chiaramente inadatte ad incorporare il nuovo paradigma che a partire dal 2008 si sta lentamente affermando nell’accademia e nelle grandi istituzioni internazionali.