Venerdì 17 ottobre | 10.00-10.45
Loggia dei Cavalieri
Formare all’incertezza significa riconoscere che instabilità, complessità e rapidità del cambiamento non sono eccezioni, ma condizioni strutturali della contemporaneità. L’incertezza non è un ostacolo da eliminare, bensì una dimensione da abitare e trasformare in occasione di innovazione.
Preparare individui e organizzazioni a questa sfida implica superare il modello tradizionale di formazione, centrato su competenze stabili e prevedibili, per valorizzare invece capacità critiche, adattive e relazionali. Le cosiddette intelligenze umane – creatività, empatia, giudizio etico – diventano indispensabili nel governare contesti in cui i dati sono abbondanti ma le interpretazioni restano decisive.
Al tempo stesso, le intelligenze artificiali e gli strumenti di analisi dei dati assumono un ruolo complementare. Algoritmi e sistemi predittivi non sostituiscono l’umano, ma lo affiancano, amplificando la capacità di osservare scenari, anticipare tendenze, elaborare soluzioni. Il problema centrale non è la contrapposizione, ma l’integrazione tra calcolo e immaginazione, tra statistica e responsabilità.
In questo quadro, i media e la comunicazione svolgono una funzione cruciale. Non si limitano a registrare i cambiamenti, ma contribuiscono a dar loro forma, a influenzare percezioni collettive, a orientare fiducia o diffidenza nei confronti dell’innovazione tecnologica. Le narrazioni giornalistiche, televisive e digitali diventano parte integrante del processo di apprendimento sociale, capaci di plasmare il modo in cui cittadini e lavoratori immaginano il proprio futuro.
L’orizzonte che si apre è quello di una formazione permanente che unisca competenze tecniche e sensibilità umanistiche, capacità di leggere i dati e di interpretare le storie, pensiero critico e alfabetizzazione digitale. Solo così l’incertezza potrà trasformarsi da minaccia in risorsa, e diventare il terreno su cui costruire un lavoro più flessibile, inclusivo e consapevole.